[Intervista] Massimiliano Martini, autore del saggio 'Crescere con Star Trek', parla un po' di sé
Così, nella prefazione della raccolta di saggi intitolata The Stories They Are a-Changin’ e pubblicata da Resh Stories nell’ottobre 2021, i curatori introducono il tema fulcro della loro nuova pubblicazione, l’evoluzione nel tempo di quattro fenomeni mediatici (Sherlock Holmes, Doctor Who, Star Trek e Star Wars) che, in modi diversi, hanno affrontato temi come: genere, identità e inclusione, cambiando costantemente la loro pelle.
Tra gli autori dei quattro saggi è presente Massimiliano Martini, che ha contribuito con un interessante focus dedicato nientemeno che a Star Trek, intitolato Crescere con Star Trek.
Il suo saggio ne affronta l’evoluzione da un punto di vista inusuale: un padre, fan di lunga data, spiega alla propria piccola figlia l'universo fantascientifico che vede in televisione e risponde alle sue curiosità su alcune di quelle tematiche care ai fan.
Abbiamo incontrato Massimiliano e gli abbiamo posto alcune domande.
Innanzi tutto, presentati: chi sei… in Star Trek?
Dunque… Massimiliano Martini, classe 1973, scrivo cose. A volte le traduco. Ho una figlia, e quello penso si sia capito dal mio saggio inserito nel libro. Ma chi sono in Star Trek? Beh, io faccio parte della “vecchia guardia”, sono sentimentalmente legato alla Serie Classica. Mi ricordo che, quando ero piccolo, c’era un grosso specchio nell’ingresso della casa dove vivevo coi miei genitori. Io passavo le ore ad imparare ad alzare un sopracciglio e a fare il saluto vulcaniano. Ero affascinato dal trio Kirk-Spock-McCoy e volevo assimilarne le caratteristiche: il distacco logico di Spock, il calore umano di McCoy e la sintesi spregiudicata che ne faceva Kirk. In realtà però, negli anni successivi, ho scoperto che il personaggio che più mi rispecchiava era Scotty, l'ingegnere di bordo, colui che “non poteva cambiare le leggi della fisica” ma poi le cambiava sempre. E non sono in ingegnere nella vita reale! Quindi sono Scotty, faccio andare avanti la nave giù, in sala motori!
Qual è stato il tuo percorso con Star Trek?
Si può dire che io sia cresciuto con Star Trek: non ho la sua età, ma poco ci manca. L’ho visto e mi ci sono appassionato sin dalla sua prima trasmissione in Italia, ho fatto parte del fanclub italiano (lo STIC), ho scritto per la loro rivista, ho partecipato a manifestazioni, ho fatto quello che oggi si definirebbe “cosplayer”... solo che lo facevo 20 anni fa! Più recentemente ci sono stati i blog su Star Trek, i siti informativi, le trasmissioni in diretta su Facebook e YouTube. Per un periodo, tanti anni fa, ne parlavo anche in radio! Ho letto un sacco di libri, fumetti, ovviamente ho visto tutto quello che c’è da vedere e continuo a stare al passo… insomma ho fatto il percorso che hanno fatto tanti appassionati. Sono un fan, un trekker, e siamo in tanti!
Cos’è, per te, Star Trek e che valore ha?
Star Trek è guardare le stelle e sognare di essere là. Ed è anche un’utopia, un sogno aspirazionale. Ho vissuto i tempi in cui essere un appassionato di una cosa come Star Trek ti faceva guardar male da molti, eri lo strano, il nerd, il diverso dagli altri, ma con Star Trek ho trovato amici, colleghi, amori, divertimento… e tutto grazie a un prodotto cinetelevisivo d’intrattenimento molto intelligente e, cosa assolutamente più importante, capace di trasmettere messaggi positivi. Il pregio di Star Trek forse è proprio quello di far apprezzare dei valori tramite un prodotto commerciale. Nel saggio c’è questa figura autobiografica del padre che parla con la figlia, e alcuni argomenti sono l’uguaglianza, la tolleranza, che vengono affiancati da molti altri. Ed è bellissimo poter parlare coi propri figli di queste cose anche solo grazie a un telefilm che apre la mente.
Qual è l’insegnamento più prezioso che Star Trek ti ha portato?
Il mantra vulcaniano “Infinite diversità, in infinite combinazioni” è uno degli insegnamenti più grandi che si possa trarre da Star Trek, ed è molto importante proprio oggi, che viviamo in un mondo di grandi contraddizioni. Un mondo che stenta ad accettare tutti i suoi colori.
Comunque non sottovaluterei anche l’importante messaggio dell’avere fiducia nella scienza, nel sapere.
Hai utilizzato il termine trekker per definirti come ‘fan di Star Trek’. Ma non è l’unico, vero…?
Esistono due termini per definire i fan di Star Trek: trekkie e trekker.
Trekkie, nato prima, proprio ai tempi dei primi fanclub, era il modo con cui i non-fan definivano gli appassionati e trasmetteva una punta di incomprensione, una sfumatura leggermente denigratoria, per cui non è stato molto apprezzato dai fan.
Trekker è il termine che i fan hanno coniato per definire sé stessi, quindi direi che è il più azzeccato.
Roddenberry, creatore del franchise di Star Trek, come definiva gli appassionati della propria opera?
Trekkie. Ci sono alcune “leggende” su come Gene Roddenberry definisse i fan della serie, una delle quali vorrebbe che durante un'apparizione a una convention lui abbia usato il termine trekkie mentre era sul palco, venendo corretto da un fan nel pubblico. In quella occasione pare che Roddenberry avesse insistito per utilizzare la terminologia trekkie sostenendo di averla inventata lui.
Hai anche detto di aver vissuto i tempi in cui essere un appassionato di un qualcosa come Star Trek ti faceva guardar male da molti: oggi è, in qualche modo, diverso? Migliore?Per quanto sia un fenomeno di massa, Star Trek rimane ancora oggi un prodotto ritenuto “sofisticato” da molti, qualcuno lo definirebbe “pretenzioso” o “snob”. Tuttavia i tempi sono cambiati, oggi c’è molta più apertura verso qualunque prodotto mediatico e, secondo me, anche molto più orgoglio di appartenenza. E questo, almeno in Italia, lo si deve ai fanclub, che sono riusciti a sostenere l’immagine dei fan come persone normali con una passione, e non come elementi “alieni”.
Cosa ti ha portato a scrivere un saggio dedicato a Star Trek? Ci sarà un seguito?
Non avrei mai pensato di scrivere un saggio su Star Trek, e sicuramente non un saggio come questo, in cui c’è la mia esperienza diretta di padre e di trekker. Ho amici che hanno scritto trattati e manuali su Star Trek in maniera accuratissima e dettagliatissima, altri scrivono le loro storie ambientate nell’universo di Star Trek al pari di sceneggiatori e romanzieri; tutti noi, a modo nostro, vogliamo far parte di quel mondo, celebrarlo, in qualche modo ringraziarlo per ciò che ha fatto e sta facendo per noi. Quindi ciò che mi ha portato a scrivere un saggio, ma potrebbe essere anche una fanfiction o un romanzo che ruota attorno al mondo di Star Trek, è questo sentire che, in qualche modo, devo qualcosa a Star Trek.
Me lo state chiedendo in tanti! È presto per parlare di un seguito. Di sicuro la struttura di ‘Crescere con Star Trek’, che è più un “racconto” che un “trattato”, prevede la possibilità che ci sia un seguito e, onestamente, ho anche qualche pagina di appunti già pronta; ma direi che dipenda dalla casa editrice e dalle vendite di questo volume.
Come ti sei avvicinato alla casa editrice di Resh Stories?
Ammetto che non conoscevo i ragazzi di Resh Stories prima di partecipare a questa avventura. Un amico comune, Omar Serafini, lo showrunner del podcast Fantascientificast, mi aveva chiesto se ero interessato a scrivere un breve saggio su Star Trek per una loro pubblicazione. Così ci siamo messi in contatto e… siamo qui!
Cosa ti ha lasciato la scrittura di questo saggio?
Non ho mai scritto un testo organico così lungo. Il saggio è breve, ma è comunque lungo in confronto a ciò che sono abituato a scrivere io. Ho sempre scritto articoli su Star Trek, sul mondo del cinema, ho fatto interviste, recensito libri e film, scrivere le news poi era ancora più sintetico. Ora faccio prevalentemente traduzioni. Mettere nero su bianco le proprie idee e riflessioni, raccontare eventi vissuti è diverso, molto più coinvolgente e meno meccanico. Cosa mi ha lasciato, mi chiedi? La voglia di continuare a farlo.
Un’ultima domanda: tu sei ‘cresciuto’ con Star Trek, da qua il titolo del tuo contributo alla raccolta?
Il saggio è chiaramente autobiografico, diciamo “ispirato da una storia vera”. Nel racconto, più che la mia crescita, si evince la crescita di mia figlia, che il caso ha voluto crescesse con un padre trekker, con Star Trek sempre in televisione, con un sacco di gadget in giro per casa. Diciamo che io sono cresciuto con Star Trek per scelta, lei ci si è un po’ trovata.
Il volume The Stories They Are a-Changin’ si compone dei seguenti saggi, di cui è possibile leggere un’anteprima seguendo i seguenti link:Crescere con Star Trek di Massimiliano Martini
Sherlock Holmes, tra realtà e finzione di Luigi Siviero
Le donne nelle Guerre Stellari di Filippo Rossi
Doctor Who e la rappresentazione femminile di Attilio Palmieri, Daniela Bortolotti, Gianluca Morozzi ed Eugenia Fattori
È possibile acquistarlo sul sito della casa editrice a questo link, su Amazon cliccando qui e sul servizio digitale Kindle Unlimited.
Un intervista molto interessante. Nel quale molti appassionati di star trek di vecchia data riesco a rispecchiarsi. Io la prima puntata di star trek che ho visto è stata della tng. La trasmettevano di pomeriggio, poi usci la classica in vhs con in allegato l'enciclopedia. Da li conobbi lo stic (dal quale non faccio più parte da anni) e mi accompagna tutt’oggi.
RispondiEliminaMeravigliosa questa intervista, per me che sono appassionata sono contenta di averla letta! Recupererò il libro!
RispondiEliminaUna bella intervista nella quale si rispecchiano tanti appassionati del genere
RispondiEliminacome sempre con questi articoli dettagliati soddisfi la mia fissa per questo genere, I love
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